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sabato 15 giugno 2013

I maestri, capitolo 2: Smemoranda, l'esselunga e Leonard Cohen

A 15 anni mi abbonai alla rivista di Smemoranda. Si chiamava SBS - Smemoranda brothers and sisters, un titolo che fa molto anni '90. E infatti erano gli anni '90. Era gratis, si trovava il tagliandino sull'agenda. Era una rivista molto interessante, che trattava temi “giovanili” in maniera meno scema di quello che all'epoca faceva Italia uno. SBS lasciava spazio alle velleità letterarie dei lettori, pubblicava (ovviamente) le loro lettere, e nella rubrica errare è umano, ma ti fa sentire divino pubblicava le esilaranti cazzate che alunni e prof dicevano a scuola. Mandai al giornale lettere e racconti; non pubblicarono nulla. Ma pubblicarono le cazzate che inviammo dalla mia classe, di cui teneva diligentemente nota il mio compagno di banco Giorgio Montanari. Fummo l'orgoglio della terza elle. In una rivista giovanile non poteva mancare lo spazio musicale. Fu da quelle pagine che vidi sporgersi per la prima volta il volto del sosia di Dustin Hoffman; in un trafiletto ad angolo di pagina, appariva la copertina di More best of Leonard Cohen.



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Separati alla mescita

Due righe abbastanza anonime dedicate all'artista completavano il quadro. Fu abbastanza per incuriosirmi. La settimana dopo accompagnai la mia mamma a fare la spesa all'esselunga, e nella sezione cd (che all'epoca era figa quasi quanto un negozio di dischi) mi imbattei proprio nella copertina che avevo visto la settimana prima su SBS. Infilai il cd nel carrello; mia madre non mi ha mai viziato, ma riguardo a libri e dischi era molto liberale, le faceva piacere che io leggessi e ascoltassi.
Quello fu il mio primo incontro con Leonard Cohen. Mi lasciò sconvolto, quasi svuotato. Provai al cospetto dei suoi testi quella sensazione che si dovrebbe provare al cospetto del sacro – e non è un caso, oggi lo so: Cohen prende molti ingredienti dall'ambito del sacro per usarli nella sua arte.
In pochi giorni imparai sulla chitarra tutte le canzoni del cd. I miei voti in inglese, già implementati dall'incontro con Bob Dylan (ne parlerò), ebbero un'impennata.

leonard cohen more best of
Purtroppo non conservo più la rivista,
ma conservo ancora il cd e la chitarra

Cohen ha iniziato a far dischi tardi, a 34 anni, ma prima era già noto come poeta e come scrittore; non è un autore molto prolifico, dal 1968 a oggi ha pubblicato solamente 13 album di inediti. Ma la qualità di ogni singolo lavoro è elevatissima. Nel 1997 uscì in Italia Stranger music, un'antologia degli scritti e delle canzoni di Cohen compilata dall'autore stesso con integrazioni e varianti che differivano dagli originali già editi. La comprai nel 2000, l'ultima copia della Feltrinelli. L'unico titolo di Cohen presente nella libreria, una rimanenza già fuori catalogo. Il ritorno di Cohen nelle librerie iniziò nel 2002, a opera di Fazi Editore, seguita a ruota da Minimum Fax e Fandango; tutti sul pezzo, perché Cohen era appena tornato a far dischi dopo 10 anni di silenzio.


La copertina di Stranger Music



Stranger Music è un libro che mi ha cambiato la vita, forse il mio secondo libro sacro, dopo il millenote giallo. Lo leggevo assiduamente ascoltando i dischi di Cohen, mi fissavo sulla sua pronuncia, mi concentravo sulle varianti e sul labor limae dell'autore. Come sempre, trascurando la scuola (tranne latino).
Leonard Cohen mi ha accompagnato dall'adolescenza in poi, la sua opera mi è cresciuta dentro. È un autore in cui mi sono riconosciuto nei momenti più disperati, più gioiosi, comunque indelebili. Credo che sia stata la sua influenza a spingermi verso lo studio dell'ebraico. E al primo anno di corso di ebraico ho conosciuto Alice, la mia ragazza, con cui adesso convivo felicemente. Per stare con lei sono andato via da Parma. Quindi in ultima analisi è colpa di Cohen se adesso vivo a Milano... e di colpo non so più se volergli bene o no!

Ma mi sa che lo posso perdonare. Quel che spero è un giorno di avere su qualcuno l'effetto che lui ha avuto su di me. Una speranza ambiziosa.
A presto con nuovi maestri!

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