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sabato 29 giugno 2013

Cronaca di una presentazione

La tensione era tanta ieri sera. La presentazione di Testuggini, un evento pianificato con largo anticipo, promosso in tutti i modi possibili, attesissimo, stava per diventare realtà. Purtroppo un tempo incerto ci ha impedito di svolgere la serata nel Parco Vigna del Mulino, ma l'interno del locale è una location suggestiva, calda e molto adatta alla musica “d'autore”.


Marina Fava Attilio Poletti Enrico Fava Testuggini
Marina Fava, Attilio Poletti ed Enrico Fava


La serata è iniziata attorno a un tavolo, con tutti i miei ospiti e tanti altri amici. Abbiamo riso, scherzato, ci siamo divertiti stemperando l'inevitabile tensione. Gianquinto Vicari, l'oste del Mulino, ci ha trattati bene, servendoci ottimi tortelli e innaffiandoli con del buon vino rosso.
Il locale si riempiva sempre più. Verso le dieci, con un quarto d'ora accademico abbondante, abbiamo dato inizio alle danze. L'amica Marina Fava, frizzante e preparatissima, mi ha fatto una breve, bellissima intervista sul CD e sulla mia storia musicale.

Marina Fava Rocco Rosignoli
L'intervista pre-concerto di Marina Fava



Poi è iniziato il concerto vero e proprio. Ho voluto impostare la scaletta su una specie di viaggio nel tempo, dalle mie origini come cantautore fino a oggi. Per questo ho voluto sul palco alcuni degli amici che mi hanno accompagnato nella mia avventura musicale.
Il primo ad accompagnarmi è stato Enrico Fava, valente pianista e caro amico, che mi ha aiutato nelle incisioni di Testuggini incidendo il piano per Ultimo valzer per F.D.
Io ed Enrico suoniamo insieme da poco, ma ci divertiamo molto. Abbiamo un bel rapporto di amicizia, e sul palco la nostra intesa ne è avvantaggiata. Inoltre, in assenza della titolare, Enri ha portato una bellissima lampada a testuggine di riserva!

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Dopo qualche brano in solitaria, è salito sul palco con me Attilio Poletti, con cui fondai I Preadamiti, il primo gruppo con cui proponemmo le nostre canzoni.

rocco rosignoli attilio poletti
Io e Attilio eseguiamo la sua Cattivo stato



Dopo Attilio, è stata la volta di Francesco Pelosi, con cui il numero di ore condivise sul palco raggiunge cifre lentigginose. Abbiamo eseguito a due voci la sua Ode alla giovinezza, che mi ha prestato per l'album "Testuggini". E poi, dal grande repertorio del canto popolare, abbiamo eseguito, a due voci più concertina, il canto Maremma.


rocco rosignoli francesco pelosi concertina canzoniere delle stagioni

L'uditorio è rimasto in silenzio lungo tutto questo viaggio musicale. Affascinati, rapiti, gli spettatori guardavano me e i miei compari in un silenzio rotto solo dagli applausi. Io ero sinceramente emozionato. All'inizio teso, poi sempre meno, e sempre più felice e soddisfatto.

Rocco Rosignoli presenta Testuggini



Devo ringraziare tutti gli amici che erano presenti: oltre ai miei ospiti, che non ringrazierò mai abbastanza, i ragazzi della Rigoletto Records: Giovanna, Cristian, Diego, Rolando, Alle e Sara - e anche Pierangelo, il nostro "agente all'Avana"; Ribamar e Franca; la mia famiglia, mia madre con tutti i suoi cugini; Quinto che mi ha ospitato, Emilio che ci ha aiutati coi suoni, e Federica che ha scattato parecchie foto (arriveranno). In particolare, devo ringraziare Massimo Bellei, della Compagnia del Vino, che è stato il tramite tra me e Quinto durante l'organizzazione della serata. E non sarò mai abbastnza grtato all'Alicina, che oltre a sopportarmi quotidianamente ieri mi ha pure gestito il banchetto dei CD.
Le Testuggini salutano e vi danno appuntamento a presto. Sicuramente ci sarà qualche altra apparizione estiva, ancora da confermare. E poi si ripartirà a pieno regime con l'autunno. Grazie a tutti per il supporto, il blog rimarrà attivo e impertinente come sempre!

mercoledì 26 giugno 2013

A un passo dal debutto

Ci siamo. Venerdì sera le mie Testuggini vedranno la luce. Oggi, praticamente alla vigilia della presentazione, ho lanciato il brano Canto delle poiane, che avevo già suonato per il mio canale youtube, in un live in livingroom molto apprezzato. Ora è finalmente disponibile la versione in studio.

Tutto è pronto: la scaletta è scritta, gli ospiti sono stati reclutati, avvisati e istruiti. Le cartelle stampa sono pronte alla consegna, e sono molto simpatiche.


presskit testuggini

La mia tensione è alle stelle. Non vedo l'ora di vivere la sera dell'evento. Registrare il disco è stato un lavoro lungo e difficile. Arrivare pronti all'evento di presentazione è stata una corsa contro il tempo, che ci ha premiati con la consegna in anticipo del lavoro, e con una buona presenza sul web e sulla stampa delle mie Testuggini. A proposito: non fatevi scappare la Gazzetta di Parma in questi giorni, l'amico Pierangelo Pettenati dovrebbe avere una sorpresa per noi...

La consegna in anticipo

Lunedì mi trovavo nel reggiano. Mi squilla il cellulare, non faccio in tempo a rispondere. Quando guardo lo schermo, vedo il numero del mio stampatore: ovviamente ho un colpo! La consegna era prevista per mercoledì (che poi sarebbe oggi), e temo che mi stiano chiamando per avvisarmi che c'è un problema. "Oddio la consegna salta, venerdì non avrò il disco, la serata sarà un flop" e via così.
Invece chiamo e mi dicono che è pronto il CD! Lo stampatore è nel reggiano, ero a dieci minuti da lì. Quando si dice il caso... passo in volata e mi carico i miei bei due scatoloni di Testuggini sulla macchina. Meglio di così...



Rocco Rosignoli Testuggini
Un orgoglioso Rocco Rosignoli
mostra il suo
Testuggini fresco di stampa.



Non mi resta che darvi appuntamento a venerdì sera. In caso di maltempo, la serata si terrà all'interno del ristorante. E sarà a ogni modo entusiasmante!

 locandina testuggini rocco rosignoli

lunedì 24 giugno 2013

L'uovo si schiude venerdì!

Riporto il testo del Comunicato stampa che ho inviato stamattina:

Testuggini, l'uovo si schiude venerdì

Rosignoli presenta il nuovo cd la sera del 28 giugno


Questo venerdì alle 21.30 Rocco Rosignoli presenterà il suo nuovo album Testuggini. La presentazione avverrà nello scenario del ParcoVigna del Mulino di Torrechiara, immerso tra i filari di viti delle colline parmensi. Il ristorante Il Mulino è ben noto agli amanti della canzone: da anni infatti l'oste Gianquinto Vicari è la voce delle Anime Salve, cover band di Fabrizio De André. La serata inizierà con una breve intervista da parte di Marina Fava, speaker radiofonica per Radio Rumore e collaboratrice della Gazzetta di Parma. Durante il concerto Rosignoli sarà affiancato da alcuni ospiti: il pianista Enrico Fava e i cantautori Attilio Poletti e Francesco Pelosi.
Testuggini è il terzo album del cantautore parmigiano, dopo Le farmacie di turno (2009) e Uomini e bestie (2011), concept album dedicato al genere horror. Come ha scritto Rosignoli sul blog che accompagna il lancio del cd, “Testuggini parla di me, non parte dal mondo esterno per arrivare eventualmente all'interiorità dell'autore: al contrario, parte da ciò che avevo dentro e cerca di arrivare fino a chi mi ascolta.”

Rocco Rosignoli è un cantautore e polistrumentista parmigiano di stanza a Milano. Suona la chitarra, il mandolino, il bouzouki greco, il basso e la concertina. È stato violinista dei Mè, Pèk & Barba e chitarrista de Il canzoniere delle stagioni. Ha inciso per Riccardo Joshua Moretti, Guido Maria Grillo, Ugo Cattabiani, Francesco Pelosi. Collabora dal vivo con Lee Colbert, voce della Moni Ovadia Stage Orkestra. Testuggini è il suo terzo cd autoprodotto.



Ormai ci siamo. E si freme assai!

sabato 22 giugno 2013

La Festa della Musica di Rigoletto Records

Un anno fa esatto io e i ragazzi della Rigoletto Records ci ritrovammo nel Parco Ducale di Parma. C'era la Festa della Musica in città, e alcuni musicisti locali avevano pensato di trasformarla in una raccolta di fondi per le località terremotate. La nostra location era saltata all'ultimo minuto. Senza perderci d'animo, in perfetto stile Rigoletto, decidemmo di organizzarci in modo autonomo. Ci demmo appuntamento al Tempietto dell'Arcadia, finta rovina neoclassica molto suggestiva. A noi si aggiunse Fabrizio Frabetti, cantautore e animatore culturale di grande spessore. Questo era il colpo d'occhio:



 rigoletto records tempietto arcadia



Quest'anno, in occasione della Festa della Musica, la Rigoletto Records si è ritagliata uno spazio ufficiale, sempre all'interno del Parco Ducale. Non nel "nostro" tempietto, ma di fronte al palazzetto Eucherio Sanvitale.
Tra le 17 e le 20 ci siamo alternati sul palco quasi tutti. Ha aperto le danze Giovanna Dazzi, amica cantautrice, splendida voce blues. Anche con lei ho percorso parecchia strada: nel 2008 abbiamo partecipato insieme a un fottìo di concorsi su e giù per lo stivale. A un certo punto abbiamo iniziato ad andare via con una macchina sola e abbiamo fatto amicizia alla velocità della luce.
Poi ho cantato io, e in un paio di pezzi mi ha accompagnato Enrico Fava. Che non vedevo da quasi un mese, dalla lezione-concerto di Cortemaggiore. E mi mancava, sia come musicista che come cazzaro professionista (è a livelli altissimi, come tutti noi). A tale proposito, dopo di me ha suonato Francesco Pelosi, ben noto ai miei lettori, come cantautore e come cazzaro. E poi Diego Baruffini, Maria Teresa Lonetti, Lord Scaffardington, il presidente Ugo Cattabiani e, per chiudere in bellezza, Maninblu.



Rigoletto Records festa della musica 2013 parco ducale eucherio sanvitale



Alla nostra postazione si è presentata la sempre solerte Marina Fava, in missione per la Gazzetta di Parma. Marina introdurrà la serata del 28, in cui presenterò Testuggini. E io l'ho biecamente costretta a fare questa foto:

marina fava gazzetta parma radio rumore testuggini



Non ho perso occasione per fare un paio di foto anche all'onnipresente testuggine, ormai a tutti gli effetti testimonial della campagna stampa del disco! La più bellina è questa qua:



testuggine parco ducale



La giornata è stata ricca. Le iniziative della Rigoletto Records lo sono sempre. Siamo un gruppo di persone che, oltre a essere animate da un simile intento nel far musica, va incredibilmente d'accordo. Ci divertiamo come bambini, fino a ridere sguaiatamente - che a volte non sta bene, ma se ti viene proprio naturale tutti son pronti a perdonartelo.
E nel frattempo la data di presentazione di Testuggini si avvicina sempre più: è venerdì prossimo. La mia tensione è al massimo, non vedo l'ora di essere sul palco di Torrechiara a presentare quest'ultimo lavoro. Con tanti amici che son fiero di avere accanto in questa avventura.

mercoledì 19 giugno 2013

I maestri, capitolo 3: intervista a Max Manfredi

Se con Guccini ci sono cresciuto, se Cohen mi ha travolto senza preavviso, Max Manfredi è stato il Maestro che mi sono scelto nella (presunta) maturità. La sua abilità nel giocare con le parole è impreziosita dal suo modo di comporre, che a differenza dei cantautori con cui son cresciuto non si limita a pochi accordi asserviti al testo, ma è fatto di armonie complesse e tempi dispari che con le parole si intersecano, limonano, e tirano di scherma.
Grazie a internet ho scoperto questo grande autore, e sempre grazie a internet sono in contatto diretto con Max più o meno dal 2006; ci sentiamo spesso e ci vediamo di rado; ma una di quelle rare volte che ci siam visti mi ha voluto (bontà sua) a suonare il violino al suo fianco in Cattedrali, che è uno miei brani preferiti.



Da sinistra: Fabrizio Ugas, il sottoscritto in gioventù,
Max Manfredi e Marco Spiccio



Cattedrali (senza il mio violino, tranquilli)



Max è una persona molto disponibile, e ha accettato di essere intervistato per il blog di Testuggini. Gli ho chiesto se potevo scrivere di lui, ha accettato e s'è offerto di darmi una mano. Naturalmente ho colto la palla al balzo.



RR: Ho un sacco di cose da chiederti, e fatico a decidere da dove partire. Proviamo da qui: avendoti letto e ascoltato per tanto tempo, ho sempre avuto l'impressione netta che ci fosse molta musica nella tua letteratura, e molta letteratura nella tua musica.
MM: Bisogna avere un concetto elastico di letteratura. Letteratura è tutto quello che è stato scritto, e tutto quello che si scrive. In un certo senso anche quel che è scritto su un muro o un biglietto appeso a un negozio fanno letteratura: infatti - altra caratteristica - questi reperti vengono tramandati, vengono memorizzati, magari attraverso una foto su facebook. Oggi tutto è memorizzabile e tramandabile, quindi tutto è letteratura, tutto è materiale letterario. Che poi valga la pena di leggerlo, questo è altro discorso.
Le canzoni sono letteratura anche musicale. Spesso si riferiscono ad altre letterature, anzi, direi sempre; il che non vuol dire, ovviamente, che non siano ANCHE autonome. Letterature letterarie e musicali; come tutte le altre discipline inventive, dalle più sublimi alle più abiette, se è lecito far questi distinguo (io penso che oggi sia insieme illecito e doveroso).

RR: D'altronde, ti richiami consciamente al modello dei trovatori, per i quali musica e poesia erano un tutt'uno... e mi sembra che il set di molte tue canzoni sia il mondo di "vecchio regime" che ha conosciuto la nascita della poesia trobadorica.
MM: Mah, se intendi il mondo medievale dico di no, non è il mio set; anche se alcuni elementi medievali li trovi in quel che scrivo, così come trovi elementi medievali nell'urbanistica e nell'architettura di città europee. Nel mio set ideale vi sono momenti di trovarobato medievale, non c'è dubbio. Ma anche molto di altri secoli, e chissà ancora cosa.
Ma i trovatori dicevano, in effetti, che "un verso senza musica è come un mulino senz'acqua". Ma questo succedeva in determinate aree, mentre in altri contesti la poesia veniva letta ad alta voce. Vero è che la rarità della scrittura non permetteva, allora, di fare a meno del performer. La separazione, l'infelicissimo divorzio fra musica e parola scritta viene dopo. E non sarà mai definitivo.
Mitologicamente sì, una delle mie radici è lì: nella giulleria dei chierici vaganti e nelle canzoni dei trovatori (oggi si direbbe "trovatorato", meno male che nessuno l'ha ancora fatto).



max manfredi limerick trita provincia live teatro duse
bibliografia ufficiale e filmografia ufficiosa di Max Manfredi


RR: Anche la commistione di stili che metti in opera, miscelando elementi cosiddetti "colti" con altri popolari richiama un immaginario in bilico tra il Medioevo e la prima età moderna. Quanto di quei tempi, dal tuo punto di vista, si rispecchia nei nostri giorni?
MM: Direi piuttosto tra il medioevo e il cyberpunk.
La miscela di colto e volgare, di antico e nuovo, non l'ho inventata io, è presente in tutta la letteratura, compresi i fumetti. C'è in Dante e c'è in Ratman. C'è persino negli spot pubblicitari. Quando si mostra Mozart intento a scrivere sinfonie sulla carta igienica, non è forse un infelice contrappasso della sua felice coprolalìa?

RR: Allo stesso tempo la tua maniera di comporre (liricamente, armonicamente, melodicamente) risulta estremamente contemporanea.
MM: Io dico sempre che sono contemporaneo... a me stesso. E siccome vivo la contemporaneità, con tutti i suoi attriti, scrivo "dalla" contemporaneità. Ma è altrettanto vero che scrivo da un "non tempo", perché la scrittura è un meccanismo sottraente.
Penso di essere, nella musica, uno che si nutre di nostalgie. Si ha anche nostalgia del presente. Ma soprattutto, se parliamo di musica "classica", del passato prossimo!
E poi io non sono, a rigore, un musicista, ma proprio per questo do alla musica delle mie canzoni un'importanza fondamentale. Altro che "piatto di portata" delle parole, come diceva Wolf Biermann parlando della chanson francese!
Se devo scrivere parole scrivo prose o poesie. Ma ultimamente credo di aver smesso. Direi che son più portato alle conversazioni scritte, come questa.

RR: Nel tuo ultimo cd Luna persa, ma anche ne L'intagliatore di Santi, hai lavorato su sonorità e ritmi di cui si incontrano pochi esempi nella letteratura della canzone cosiddetta "d'autore".
MM: Magari li incontri, ma devi andarteli a cercare; e poi non li becchi tutti insieme in un disco! In questo senso Luna persa è un kolossal. Un kolossal che magari ti capita di andare a vedere distribuito in un cinema parrocchiale! E dici "come facevo a non conoscerlo?"




L'emozionante avventura di Luna Persa,
brano che dà il titolo al disco



Continua MM: A volte si parla di "canzone d'autore" e non si sa che s'intende, ovvero non la si concreta in esempi individuali.
Se prendi quelli più interessanti, spesso lo sono anche dal punto di vista delle scelte strumentali. Anche restando in Italia, ce n'è dei più disparati, dal Paolo Conte che "ricrea" le orchestrine liofilizzate dal tempo ma vivissime per lo spazio della sua evocazione; al primo lavoro di Alan Sorrenti, che accatastava insieme lirica ingenua, "progressive", vocalità non immediatamente riconoscibile come italiana - ma in realtà in bilico fra i falsettisti rinascimentali e cantanti come Peter Hammil o Tim Buckley.
E che dire del lavoro di De André e Pagani, che in Creuza de ma trasportano strutture sostanzialmente blues nell'alveo delle sonorità della musica mediterranea, utilizzando strumenti che provengono dalle tradizioni etniche? E Bob Dylan o Neil Young, "innovativi" rispetto al folk che tutti si aspettavano per il solo fatto di mettersi a suonare la chitarra elettrica? O le "folie" di Frank Zappa o Captain Beefheart?

Ognuno di noi ha una consapevolezza autoctona, di quel che può cantare.

Ascoltando gli artisti americani, ma anche anglosassoni, noto sempre più l'ingerenza, se non la matrice, del blues. In Italia il blues, per questioni linguistiche, diventa subito parodico e spesso - per motivi sillabici - predilige il dialetto.
Dico che noi magari il blues possiamo pensare di provarlo psicologicamente, ma la nostra lingua non si concede appieno alle sue esigenze.
Conosciamo altre tradizioni musicali, il tango, il fado, il rebetiko, la musica klezmer, quella balcanica. È un caleidoscopio armonico che, negli ultimi decenni, attraverso la rete, è disponibile a tutte le mode e a tutti gli ascolti. È questo il terreno in cui, per forza, ci muoviamo. Ed è, per sua natura, un terreno illimitato, che possiamo frequentare molto limitatamente. È questo il mare solcato anche dalla "piccola navicella" di Luna persa. Altro che "cantautorato". O, come ho letto di recente, "post-cantautorato"!

RR: La domanda che ti faccio a questo punto è: cosa secondo te è innovativo in musica oggi? E ancora: non trovi anche tu che l'aggettivo "innovativo" puzzi tremendamente di vecchio?
MM: Lo sostengo da anni, del resto quel che diciamo è filologicamente e filosoficamente corretto. Solo un cretino può pensare all'arte in senso vettoriale e "progressivo" (ma anche all'etica, alla politica o alla cucina). Come giustamente rimarchi, la contrapposizione categorica fra "nuovo" e "vecchio" fa parte della seconda di queste categorie: è vecchia. Nella fattispecie, si può far risalire ad un'origine romantica prima, positivista poi. Vecchissima, quindi, dal punto di vista cronologico e storico.
Temo però che molti, nel farsi paladini di questa concezione, intendano - più sciaguratamente - affermare un'esigenza di "attualizzazione" dell'operato inventivo. Il che è fantastico perché sostanzialmente può venire sintetizzato così: "siccome questa è una società di merda, anche l'arte deve parlare con lo stesso linguaggio di questa società, cioè essere un'arte di merda. Solo così potrò scodinzolare amaramente invece che abbaiare all'indirizzo di ciò che già mi pare di riconoscere".

Con la differenza che i cani abbaiano, appunto, a quelli che NON riconoscono.
Molti criticucoli, invece, abbaiano a quel che - poveretti - CREDONO di riconoscere.
Per fortuna nostra e, soprattutto, loro, non tutti coloro che si occupano di "critica" musicale son così.
Il termine stesso, "critica", mi fa venire l'orticaria (Marx lo prese amabilmente in giro in un suo saggio, "Critica della critica critica").
Qui però il discorso si farebbe lungo, e dall'apparenza - non certo alla sostanza - erudito.
Se vuoi lo affrontiamo, anche solo per tua curiosità. Ma ci vuole una pagina intera.

Per rispondere invece all'altra tua domanda, su quel che può definirsi innovativo o no, credo che si sia verificata ultimamente una specie di rivoluzione copernicana. Non più la sperimentazione si riferisce a un dato di fatto scientifico universale, com'era almeno pretesa dell'arte moderna, fin dai tempi in cui avvertiva la sacrosanta necessità di emanciparsi da canoni tradizionali. No, adesso è diventata un fatto personale, che ha a che fare con esperienze delimitate di individui o di pubblico. Se percorro una strada artistica che IO non ho ancora percorso, sono innovativo e sperimentale (anche se è ovvio che altri l'hanno già fatto prima).
Sono innovativo se mischio insieme elementi che, contestualmente, non ci si aspettava di vedere apparire.
Oppure se utilizzo tecnologie che, fino a poco tempo fa, erano appannaggio di altre culture.
E così mentre le sperimentazioni all'IRCAM lo erano in senso tecnico e "universale", o innovativi erano strumenti quali il Theremin o il Trauthonium, o i Moog, la loro utilizzazione e volgarizzazione nella musica pop è stata innovativa in senso relativo, relativo alla musica leggera.
Oppure la bulimìa strumentale di Tom Waits è stata innovativa relativamente alla canzone d'autore folk americana (ma non ad altre forme di musica leggera come i musical, ad esempio).
Allo stesso modo, si potrebbe leggere come innovativa la mia scelta, nel prossimo mio album, di frequentare sonorità vintage, trasferendo timbri abituali nel "progressive" alla canzone (cosiddetta d'autore), alla canzone che dice anche. Ma si tratta di una sperimentazione mia personale e di una "novità" del tutto relativa.
Che poi mi trovi a condividere, se capita, suoni con gruppi attuali di Doom metal o coi Daft Punk, è un caso. Anche i musicisti del "tuo" Francesco Guccini registrarono Radici con l'entusiasmo dei neofiti alle prese con il moog e con l'orecchio attento ai gruppi della pop music di allora. Nel bene e nel male, parte della freschezza del disco sta proprio in questo insolito connubio fra intenzione pop e testi insieme naif e profondamente letterari, sia - come dicevo all'inizio, rispondendo alla tua prima domanda - in quanto si riferiscono a molte letterature precedenti, con fior di citazioni, sia in quanto fondatori di una letteratura autonoma.


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Max Manfredi live con il Quintetto Dremong
alla Festa dell'Inquietudine 2013 a Finale Ligure
(dal profilo facebook di Max)



RR: Avevo iniziato con due domande, lunghe, da cui intavolare un discorso in fieri; le hai sapute trasformare in tanti input brevi, che aprono discorsi lunghi, succosi, avvincenti. Ce ne sarebbero parecchi da affrontare a partire da quel che mi hai scritto. Non voglio però abusare del tuo tempo, perciò in chiusura mi limito alla domanda classica di fine intervista: progetti per il futuro? Mi hai già parlato di due attività parallele, con il quintetto Dremong da un lato e con Giorgio Li Calzi dall'altro; tra l'altro Amore di Dublino, primo assaggio del lavoro con Li Calzi, ha avuto un ottimo riscontro sul blog de Il fatto quotidiano.
E infine, se ti va di affrontare il discorso della critica che abbiamo lasciato in sospeso, sarò ben lieto di dedicargli un post a parte sul blog di Testuggini. Partendo magari proprio da Marx, che hai nominato; che pur dall'alto del suo sommo intelletto (e in qualche modo della sua preveggenza) rimase tra le maglie ottocentesche dell'idea che la storia avesse uno scopo, che procedesse insomma in maniera vettoriale e progressiva verso una realizzazione necessaria.

MM: Hai ragione, infatti la mia citazione di Marx era paradossale. Non ne sono uno studioso. So che lui voleva, agognava, nella società senza classi, la fine della storia. La Aufhebung hegeliana, se ben ricordo, nella sua dialettica, abolisce ciò che pone in evidenza (del resto aufheben in tedesco significa sia abolire che sollevare. E c'era un gioco di parole antinazista che diceva "Aufgehobene Rechte" e si poteva tradurre sia "destre alzate" sia "diritti aboliti").
Per quanto riguarda il Romanticismo, pensavo, da studente, che la linea ciclica e orizzontale della storia (quella che, mi pare, porterà all'idea dell'Eterno ritorno nietzschano) si congiungesse con quella progressiva e vettoriale, incontrandosi, caso strano, nel simbolo di una Croce.
Progetti? Sì, son questi due album differenti. Uno mio, fatto coi miei musicisti: qualcuno abituale, qualcuno nuovo. E l'altro fatto in coppia con Giorgio Li Calzi. Come produrremo, e con chi, quest'ultimo, non so. Per il primo voglio mettere in piedi un'ipotesi di fundraising.
In ogni caso non cascherò nell'equivoco di produrre dischi o far concerti per la mia soddisfazione, e magari a mie spese. Se non verificassi un guadagno reale e, questo sì, progressivo, smetterei anch'io, come hanno fatto, per motivi diversi, altri molto più fortunati ed un po' più anziani di me.


Amore di Dublino

RR: Grazie per la tua disponibilità!



Perdere una voce come quella di Max Manfredi sarebbe un danno enorme. La mia posizione non è neutrale, a conti fatti mi si può definire un suo fan; ma reputo Max uno dei più grandi esploratori dei mille modi espressivi che la canzone può offrire; e uno degli artisti più lucidi e consapevoli che operino sulla scena oggi. Auguro, forse a me prima che a lui, che i nuovi progetti possano avere l'eco che merita. Perché so che questa è un'epoca ingrata per chi fa arte, soprattutto se conscio del proprio ruolo; ma voglio ancora avere la speranza che una voce così grande non finisca per mettersi a tacere. Sarebbe bello se a tenere viva questa speranza contribuissimo tutti. Possiamo iniziare facendoci suoi raisers.
Ringrazio Max per avere dedicato il suo tempo a questo piccolo blog. Ai nostri lettori do appuntamento a presto. E ne approfitto per ringraziarli, perché sono sempre di più.

lunedì 17 giugno 2013

Canzone d'autore in salsa cyberpunk

Online “Sui miei passi”, il secondo estratto dal mio CD Testuggini

Per voi la canzone d'autore è fatta di chitarre acustiche e atmosfere al limite della noia? Sui miei passi può farvi cambiare idea. Il mio nuovo brano è spiazzante: elettrico, sintetico, acido. Effetti, distorsioni ed elettronica sono al servizio di un testo che non lascia respiro. Ascoltatelo su soundcloud e youtube. E scaricatelo: è in free download.





È ancora possibile ascoltare e scaricare il primo estratto Tamperdù.
Il cd Testuggini sarà presentato il 28 giugno 2013 al ParcoVigna del Mulino di Torrechiara. Interverranno diversi ospiti: Marina Fava, speaker di Radio Rumore e collaboratrice di Gazzetta di Parma; Enrico Fava, pianista di Maninblu e Anime Salve; Attilio Poletti, leader degli EUA; e Francesco Pelosi, cantautore e mio collaboratore storico.

sabato 15 giugno 2013

I maestri, capitolo 2: Smemoranda, l'esselunga e Leonard Cohen

A 15 anni mi abbonai alla rivista di Smemoranda. Si chiamava SBS - Smemoranda brothers and sisters, un titolo che fa molto anni '90. E infatti erano gli anni '90. Era gratis, si trovava il tagliandino sull'agenda. Era una rivista molto interessante, che trattava temi “giovanili” in maniera meno scema di quello che all'epoca faceva Italia uno. SBS lasciava spazio alle velleità letterarie dei lettori, pubblicava (ovviamente) le loro lettere, e nella rubrica errare è umano, ma ti fa sentire divino pubblicava le esilaranti cazzate che alunni e prof dicevano a scuola. Mandai al giornale lettere e racconti; non pubblicarono nulla. Ma pubblicarono le cazzate che inviammo dalla mia classe, di cui teneva diligentemente nota il mio compagno di banco Giorgio Montanari. Fummo l'orgoglio della terza elle. In una rivista giovanile non poteva mancare lo spazio musicale. Fu da quelle pagine che vidi sporgersi per la prima volta il volto del sosia di Dustin Hoffman; in un trafiletto ad angolo di pagina, appariva la copertina di More best of Leonard Cohen.



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Separati alla mescita

Due righe abbastanza anonime dedicate all'artista completavano il quadro. Fu abbastanza per incuriosirmi. La settimana dopo accompagnai la mia mamma a fare la spesa all'esselunga, e nella sezione cd (che all'epoca era figa quasi quanto un negozio di dischi) mi imbattei proprio nella copertina che avevo visto la settimana prima su SBS. Infilai il cd nel carrello; mia madre non mi ha mai viziato, ma riguardo a libri e dischi era molto liberale, le faceva piacere che io leggessi e ascoltassi.
Quello fu il mio primo incontro con Leonard Cohen. Mi lasciò sconvolto, quasi svuotato. Provai al cospetto dei suoi testi quella sensazione che si dovrebbe provare al cospetto del sacro – e non è un caso, oggi lo so: Cohen prende molti ingredienti dall'ambito del sacro per usarli nella sua arte.
In pochi giorni imparai sulla chitarra tutte le canzoni del cd. I miei voti in inglese, già implementati dall'incontro con Bob Dylan (ne parlerò), ebbero un'impennata.

leonard cohen more best of
Purtroppo non conservo più la rivista,
ma conservo ancora il cd e la chitarra

Cohen ha iniziato a far dischi tardi, a 34 anni, ma prima era già noto come poeta e come scrittore; non è un autore molto prolifico, dal 1968 a oggi ha pubblicato solamente 13 album di inediti. Ma la qualità di ogni singolo lavoro è elevatissima. Nel 1997 uscì in Italia Stranger music, un'antologia degli scritti e delle canzoni di Cohen compilata dall'autore stesso con integrazioni e varianti che differivano dagli originali già editi. La comprai nel 2000, l'ultima copia della Feltrinelli. L'unico titolo di Cohen presente nella libreria, una rimanenza già fuori catalogo. Il ritorno di Cohen nelle librerie iniziò nel 2002, a opera di Fazi Editore, seguita a ruota da Minimum Fax e Fandango; tutti sul pezzo, perché Cohen era appena tornato a far dischi dopo 10 anni di silenzio.


La copertina di Stranger Music



Stranger Music è un libro che mi ha cambiato la vita, forse il mio secondo libro sacro, dopo il millenote giallo. Lo leggevo assiduamente ascoltando i dischi di Cohen, mi fissavo sulla sua pronuncia, mi concentravo sulle varianti e sul labor limae dell'autore. Come sempre, trascurando la scuola (tranne latino).
Leonard Cohen mi ha accompagnato dall'adolescenza in poi, la sua opera mi è cresciuta dentro. È un autore in cui mi sono riconosciuto nei momenti più disperati, più gioiosi, comunque indelebili. Credo che sia stata la sua influenza a spingermi verso lo studio dell'ebraico. E al primo anno di corso di ebraico ho conosciuto Alice, la mia ragazza, con cui adesso convivo felicemente. Per stare con lei sono andato via da Parma. Quindi in ultima analisi è colpa di Cohen se adesso vivo a Milano... e di colpo non so più se volergli bene o no!

Ma mi sa che lo posso perdonare. Quel che spero è un giorno di avere su qualcuno l'effetto che lui ha avuto su di me. Una speranza ambiziosa.
A presto con nuovi maestri!

giovedì 13 giugno 2013

I miei maestri, capitolo 1: Francesco Guccini

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Quando dico che sono un cantautore, mi si chiede spesso che tipo di musica faccio. È una domanda a cui rispondo con difficoltà, perché faccio canzoni che hanno la loro maggior identità nella composizione dei testi, ma che musicalmente e come sonorità spaziano anche di parecchio. Il che è una peculiarità un po' di tutti i cantautori: prendiamo la discografia di De André e cerchiamo di dire che genere faceva. O anche quella di Guccini, che musicalmente si è mosso molto meno, ma che non può certo rimanere rinchiuso nei termini di folk o beat delle origini. A volte però dico proprio “faccio musica beat”, perché è un'espressione antiquata quanto la domanda a cui risponde!
Da quando ho iniziato a frequentare Milano, e ancor di più da quando ci vivo, mi sento dire spesso che ricordo Guccini. Sarà l'accento emiliano, sarà che ho la barba più lunga, sarà che ho i capelli più corti e che per le mie navi son quasi chiusi i porti. L'amico Max Manfredi mi ha detto che secondo lui è per il tipo di versificazione che uso. È possibile, anche se dalla seconda metà degli anni '80 le “parole per verso” del Maestrone si sono moltiplicate in modo esponenziale, (1964, scriveva l'incipit “Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente”; 1987, “Ma come vorrei avere i tuoi occhi spalancati sul mondo come carte assorbenti e le tue risate pulite e piene quasi senza rimorsi o pentimenti”, e via di broncodilatatori) mentre io mi attengo a una metrica più quadrata. Che non è meglio né peggio; anzi no, a giudicare i miei risultati rispetto ai suoi è peggio. Vabbè. Comunque, il discorso che volevo fare all'inizio è che secondo me, per rispondere meglio alla domanda “che musica fai”, vale la pena di spendere due parole per quelli che sono i miei “maestri”. Farò alcuni post, ognuno dedicato a uno di loro. E il primo lo dedico proprio a Francesco Guccini.

francesco guccini

Guccini è stato il primo cantante che ho amato. In casa mia non si ascoltava molta musica, ma mia mamma ascoltava un sacco Guccini. E mi portava anche spesso ai suoi concerti: ne ricordo uno, che devo aver visto proprio da piccino piccino, perché mi addormentai mentre lui suonava. Ed ero stato io a volerlo andare a sentire, perché mia madre mi faceva addormentare cantandomi Il vecchio e il bambino. Che nell'idea di Guccini parlerebbe di una passeggiata in un mondo post-apocalittico. E io mi commuovevo sempre tanto, e piangevo sul finale. E uno fa due più due e si spiega come mai son venuto su così fuori di melone.

Quando iniziai a studiare chitarra classica avevo 12 anni. Mi facevano fare un sacco di esercizi, che solo molto più tardi mi sarei accorto quant'erano utili. Io mi stufavo perché non capivo in che modo fare plin plin plin sulle corde singole mi fosse utile, quando Guccini dava delle mazzate alle corde tutte assieme e faceva delle robe molto più belle. Così mollai il corso dopo due anni. Poi scoprii che quelle “mazzate alle corde tutte assieme” si chiamavano accordi, e che non era così difficile farli. Mi comprai un libretto degli accordi, con tutte le posizioni immaginabili. Mio zio Pietro (che ha fatto la foto di copertina di Testuggini) mi prestò un canzoniere tascabile di Guccini. Passai la prima superiore a studiare l'opus Guccinii anziché le materie di scuola (solo il latino). Le prime volte che suonavo la chitarra in compagnia sapevo fare solo canzoni di Guccini. Questo mi diede presto la possibilità di studiare la chitarra incessantemente senza essere distratto dagli amici.
Rinnovai il repertorio grazie al millenote (che credo sia una pubblicazione clandestina, oltre che fatta un po' con le chiappe, che abbiamo avuto tutti).



rocco rosignoli millenote
Il mio vissutissimo Millenote


Quel millenote è stato il mio libro sacro per un sacco di tempo; assieme a un altro librone di spartiti di Guccini, un po' più accurato di quello su cui avevo imparato i primi pezzi. In quel periodo della mia vita, oltre a suonare quasi esclusivamente Guccini, ascoltavo quasi esclusivamente i suoi dischi (anzi, le sue musicassette). E forse questo, più che l'accento e le altre questioni, spiega come mai io lo ricordi tanto a chi mi sente: è un autore che ho dentro, fin nel profondo. È stato il primo che ho ascoltato in maniera sistematica, dalle sue origini fino ai dischi a me contemporanei. Più tardi spesi paghette su paghette per comprarmi tutti i cd originali (che tra l'altro erano stampati un po' con le chiappe pure quelli, coi libretti che avevan le pagine in sequenza casuale, refusi a go-go, testi tagliati a metà... grazie EMI).

Guccini è stato senz'altro il primo grande maestro da cui ho scelto di imparare. Che poi io ne sia stato in grado è tutto un altro discorso. Da qualche mese si sa che non canterà più. Ma a dirla con sincerità, la cosa mi lascia abbastanza indifferente. L'amore che porto alla sua opera non cambierà, e i suoi dischi sono ancora lì (non più in cassetta, non più in CD, ormai li ho tutti acquisiti su iTunes). Sarà che, come diceva Guccini stesso dall'alto della sua saggezza:

    La canzone è il fatto di un momento, che serve per altri momenti.

Il momento per il quale sono servite a me le sue canzoni è stato intenso, cruciale, decisivo. E se mi piace ciò che sono oggi, il merito va anche a quelle canzoni, che per un adolescente un po' complessato avevano forse più peso delle sagge parole della mamma e dello zio.
Dice ancora Guccini delle canzoni:

    Non ci sono né trascendenze né messaggi; le canzoni sono cose semplici anche se si possono fare ugualmente con molta serietà come ancora spero e mi illudo di fare.

Ora che Guccini ha scelto di non cantare più, vorrei fare mie queste parole, questa speranza, questa illusione. Non per farmi suo erede (magari!), ma per seguire il suo esempio, quello di chi ha costruito un'estetica della canzone nell'arco di una carriera ultracinquantenaria, con intelligenza e saggezza. Senza perdere la semplicità. Spero, in Testuggini, di esserci riuscito.


francesco guccini

Domani, 14 giugno 2013, Francesco Guccini compie 73 anni. Gli faccio i miei auguri e, sperando che gli arrivi, gli mando il mio immenso "grazie".

lunedì 10 giugno 2013

E il Pelo perse il vizio...

Dopo l'intervento di Enrico Fava, anche Francesco Pelosi manda il suo contributo per il blog di Testuggini! Io leggendolo mi sono scompisciato e commosso dall'inizio alla fine.




Io e Francesco Pelosi a Sasso Marconi il 25 aprile 2013



Io e Rocco abbiamo molte cose in comune: siamo nati entrambi a Parma e entrambi abbiamo una madre che si chiama Annamaria (anche se non è la stessa persona). Poi Rocco comunque ha lasciato queste strade come io non ho fatto.
Rocco suona benissimo la chitarra (e dà pure lezioni), il bouzouki, l’oud, il mandolino e se ne ha voglia il violino. Sa anche suonare il basso e la concertina e alcune altre cosette. Io so a malapena accompagnarmi con la chitarra. Però entrambi scriviamo canzoni e cantiamo e soprattutto abbiamo una spiccata attrazione per i seni grossi e per le battute volgari e scorrette. In particolare ci piaceva un casino farle su una nostra amica morosa di un nostro amico. Per quanto riguarda i seni grossi invece, ultimamente sia io che lui ci siamo dati una calmata.
Rocco ha un bungalow a Berceto e io no, però sono stato molte volte ospite lì. Una volta gli ho fatto sentire le mie canzoni e lui le sue a me, un’altra volta siamo scivolati su una lastra di ghiaccio piantandoci una culata pazzesca e un’altra volta ancora insieme ad Attilio Poletti abbiamo fatto litri e litri di vin brulè. Un tempo io bevevo molto e a volte anche Rocco, ora lui beve coche-cole e io tisane. Entrambi ora abbiamo più anni di un tempo.
Una volta ho visto Rocco andare a ordinare due Pernod al bancone di un bar e un secondo dopo l’ho visto avvinghiato a una tipa che limonavano selvaggiamente (poi scopersi che sarebbe diventata la sua ragazza). Io e Rocco insieme ad Attilio Poletti e Lorenzo Guerci avevano un gruppo di cantautori chiamati Ottomani per la frenesia con la quale conducevamo i nostri pomeriggi sul divano e poi io e lui abbiamo avuto un altro gruppo chiamato il Canzoniere delle Stagioni con un tipo stranissimo di nome Alessandro Stocchi. Quello è stato il nostro periodo di maggior successo: tutti i comunisti di Parma ci volevano a suonare e ci pagavano pure. Abbiamo passato così un paio di anni, poi abbiamo inciso un cd ma non suonavamo più e così ce li ho ancora tutti in cantina (i cd).
C’è stato poi un momento nel quale ho avuto una crisi mistica e sono andato in montagna dal nostro amico Andrea Peracchi e con Rocco ci siamo un po’ persi di vista, anche se venendo in montagna una volta, Rocco ha avuto l’occasione di scrivere
Il cane e la serpe che troverete in Testuggini. Tra l’altro parlando di Testuggini penso che mai titolo fu più appropriato per un disco di Rocco perché lui è testone da morire, a volte quasi peggio di me. Infatti un’altra cosa che abbiamo in comune è che siamo due teste di cazzo patentate, spesso, come i pompieri, la sbattiamo contro il muro per vedere chi vince.
Un’altra cosa che abbiamo in comune è che ci piace molto la sua canzone sulle Poiane che troverete sempre in testuggini e una cosa che vorrei avessimo in comune è il cantare la canzone che, ripeto, è bellissima. Ha due grandi pregi (la canzone), io credo: il primo è che esprime sentimenti profondi di Rocco in una maniera diversa dal solito, più vicina a chi ascolta, e il secondo è che il ritornello dice una grande verità su se stesso (Rocco): non voglio guardarmi dentro, ve lo dico, lo so, quindi positivisti, terapeuti a tutti i costi, non rompetemi le palle. Preferisco restare al tuo fianco e sapere che ci sei (Alice). Ecco, un’altra cosa in comune è che nelle canzoni ci piace dire le cose come stanno. A volte lui lo fa usando parole che non si capiscono tipo “Giuseppe”, “cataletto”, “crasi” o “Francesco Pelosi” però questo non vuol dire che non lo faccia bene, anzi. Tra l’altro, da quel poco che ho sentito, ho l’impressione che questo Testuggini sarà bellissimo anche se giunge in un’ora buia e triste come questa che vede la chiusura del Materia off. L’ho scoperto ieri e ci sono rimasto malissimo. Tra l’altro io e Rocco ci siamo conosciuti lì e penso di esprimere il parere di entrambi dicendo che suonare al Materia off era sempre molto bello e stimolante (la gente ascoltava!!!).
Concludo quindi questo mio apprezzamento su Rocco e sulla nostra amicizia dicendogli che mi piacerebbe molto risentire dal vivo Delendae e Maramaldo, se per favore il 28 giugno a Torrechiara me le fa.
Mica ti ho chiesto Io vagabondo o Tanti auguri a te, dai!

Francesco Pelosi

P.S. una volta a una festa di compleanno di un ricco cinquantenne ho veramente visto Rocco suonare Tanti auguri a te. Ci pagavano ma io lo lasciai luridamente solo in questa performance con la scusa che non avevo voce.




rocco rosignoli francesco pelosi soragna sofringe incontro
Correva l'anno 2009... invecchiando siamo migliorati!



Come sapete, in Testuggini ho inciso un brano di Francesco, Ode alla giovinezza, che abbiamo cantato a due voci. Lui ha da poco pubblicato un CD con gli Emily, I cantari della guerra silenziosa, di cui in internet si trovano poche tracce. Ma potete chiedere di più direttamente a lui: dopo aver vissuto tanti anni nella convinzione che iscrivendosi a facebook la CIA l'avrebbe perseguitato (come Hemingway), il Pelo si è iscritto al social network la settimana scorsa (c'è speranza). Chiedetegli l'amicizia!

venerdì 7 giugno 2013

L'APPENNINO, la mia piccola terra dell'anima



Il posto dove ho scritto la prima canzone non è un posto qualsiasi. E non potrebbe mai esserlo. È un luogo che per me ha un alone sacro, pieno di storia, di meraviglia. Il posto dove ho scritto la prima canzone è l'Appennino.
Ci sono musicisti ben più illustri di me che hanno legato il loro nome alla cresta appenninica: penso ovviamente a Francesco Guccini, che per me è stato un faro; ma anche a Giovanni Lindo Ferretti, che vive al Cerreto, il paese di mia nonna; e al suo ex collega Massimo Zamboni, che vive a Carpineti. La vicinanza alla montagna è un legame che non si scinde, anche standone lontani. E ora che vivo a Milano, quel legame lo sento ancora più forte.
Il posto dove ho scritto la mia prima canzone è un campeggio. In Val Baganza, a pochi chilometri dal Passo della Cisa, c'è il paese di Berceto. Lì ho trascorso tutte le mie estati, praticamente nessuna esclusa. Fino ai miei 12 anni la mia famiglia affittava una casa al Poggio di Berceto, ai piedi di un fortino ottocentesco che fino a qualche anno fa era nascosto da una splendida pineta. Ho usato una sua foto come copertina nel mio cd Le farmacie di turno.




La copertina di Le farmacie di turno



La scritta “farmacie” appare davvero sulle mura del fortino. Ormai è quasi illeggibile, ma quando d'inverno gela ricompaiono abbastanza netti i suoi contorni. La frase per intero è “vogliamo due farmacie”, in un colore arancione sbiadito. Mi ricordo di quella scritta da sempre, già sbiadita quand'ero bambino. Non credo che riuscirò mai a scoprire chi ne sia stato l'autore, né il perché di una rivendicazione che suona tanto bizzarra.
Oggi il mio posto in Appennino è una casetta di legno, 30 metri quadri. Era il regno assoluto di mio zio Nasario, l'autore del bouzouki e del mandolino. In quel posto ho conosciuto alcuni tra gli amici migliori che ho: Ribamar e Attilio, con cui ho condiviso tante missioni (perlopiù suicide) nel mondo della musica e tentato di “far cultura1 in tanti modi. Riba è un mostro dell'audio engineering e ha curato la postproduzione e il mixaggio di Testuggini, impreziosendolo. Attilio sarà mio ospite alla serata di presentazione, canteremo insieme un suo brano, che eseguimmo innumerevoli volte dieci anni fa, quando militavamo insieme nei Preadamiti.
A Berceto, davanti a qualche birra, trascorsi un lungo e bellissimo pomeriggio di inizio estate con Francesco Pelosi, durante il quale mi fece sentire i suoi Cantari della guerra silenziosa nella loro prima versione, ormai cinque anni fa. Ancora non ci conoscevamo quasi, lì nacque la nostra intesa e la nostra amicizia, davanti ai monti che ci guardavano e attraverso cui la sua voce potente si propagava per boschi e per valli, spaventando i fugazzolesi2 ignari.




Il panorama dalla mia casetta

La mia vita è legata a questa valle, ai crinali che la contornano. Ho scritto tante canzoni, tante poesie qui. Anche in tempi recenti: delle canzoni di Testuggini ben quattro sono state scritte in questo posto. Fin da bambino tra questi monti mi sono emozionato, ogni volta come se fosse la prima, vedendo in cielo il volo di una poiana. E a questa piccola casa di legno ho dedicato questa canzone, che sarà in Testuggini, il Canto delle poiane.







1. L'espressione “far cultura” è rischiosa e infida; prendiamola per quello che è, senza darle troppo peso in questo contesto, ne potremo ragionare assieme altrove! :)
2. Fugazzolo è il paese che a Berceto sta perfettamente di fronte alla mia casa, ma sull'altro lato della valle.

giovedì 6 giugno 2013

Cantando con Francesco Pelosi...

Cari amici di Testuggini, vi ho già raccontato del primo ospite del disco: Enrico Fava. Oggi invece vi voglio raccontare dell'altro ospite, Francesco Pelosi.




Francesco Pelosi incide Ode alla giovinezza nel mio home studio di Parma



In Testuggini ci sarà un brano di sua composizione, Ode alla giovinezza. Il pezzo è una conversazione tra i poeti Byron e Shelley, sorpresi da una tempesta nelle acque del porto di Genova. Ho cercato di rendere l'atmosfera mediterranea dell'ambientazione usando gli strumenti etnici che so suonare: bouzouki, oud, mandolino, perfino un violino plettrato. Il pezzo è cantato a due voci, come tante volte lo abbiamo interpretato dal vivo da quando abbiamo iniziato a esibirci insieme (guadagnandoci l'appellativo de "I Simon & Garfunkel del bouzouki"), come testimonia questo filmato dal suono abominevole:





Il filmato risale all'estate del 2009. In occasione del Parma Poesia Festival, Repubblica Parma aveva voluto immortalare alcune "pillole di poesia" tratte da uno spettacolo con cui giravamo all'epoca.
Io e Francesco ci siamo incontrati all'inizio del lontano 2008, in un locale di Parma che allora aveva appena aperto, il MateriaOFF. Il Pelo mi diede il suo demo appena registrato. Quando ci incontrammo di nuovo ne parlammo a lungo. Gli dissi un sacco di cose sul suo demo, che mi era piaciuto sì e no. Lui mi odiò e mi offrì da bere. "Almeno non hai fatto come gli altri, che mi han detto che era carino". Fu così che iniziò la nostra amicizia.
Abbiamo collaborato un milione di volte, prima dal vivo con il nostro comune amico Andrea Peracchi (il terzo misterioso individuo nel filmato qui sopra) - un poeta che aveva condiviso con me il progetto de La causa persa - e poi indagando l'universo del canto popolare con il progetto Il Canzoniere delle Stagioni. Rivisitammo un fottìo di canti dal repertorio dei Dischi del Sole, e non solo. Li riarrangiammo per due voci e fisarmonica, con l'aiuto di Alessandro Stocchi degli Emily (che tra l'altro col Pelo ci lavora ancora).




Live alla Latteria 65, Parma

Con quel trio suonammo quasi ininterrottamente per mesi, tra il 2009 e il 2010. Nel 2011, volendo lasciare una testimonianza di quell'esperienza, registrammo un CD del progetto.





Il Pelo è un grande scrittore di canzoni, e un interprete travolgente, soprattutto dal vivo. Ma per me è prima di tutto un amico, con cui ho condiviso tanta strada. Una strada ricca di soddisfazioni, di cambiamenti, anche di dolori condivisi. Tutto questo ha creato un'unione forte tra me e lui, nonostante le tante differenze tra un mistico trascendentale come lui e un ateo razionalista come me. È per questo che, dopo tutto questo tempo, sono felicissimo di averlo ancora accanto nella nuova avventura di Testuggini.

mercoledì 5 giugno 2013

TAMPERDU' - Il primo singolo è online!

Da oggi sul sito ufficiale un'anteprima del cd Testuggini, in uscita il 28 giugno

All'indirizzo www.testuggini.net (ma anche direttamente da questo post) è finalmente possibile ascoltare e scaricare il primo singolo estratto da Testuggini, il mio prossimo album. L'avete già sentito in un video girato dal vivo, che è un po' diverso. Tamperdù sarà il pezzo di apertura del CD: è una canzone dal testo denso e onirico. L'atmosfera è quella della canzone d'autore più classica. Il brano è stato arrangiato e suonato interamente da me: bouzouki greco, chitarre acustiche ed elettriche, basso. Come avevo preannunciato, ho scelto di pubblicare le anteprime del mio disco gratuitamente tramite soundcloud, e di diffonderle su facebook e twitter, oltre che attraverso il sito www.testuggini.net e questo blog. Pubblicherò altri due brani in anteprima, il 17 giugno e il 26 giugno.

Il 28 giugno 2013, come sapete, ci sarà la presentazione ufficiale di Testuggini. Vi ricordo che l'evento avrà luogo presso il ParcoVigna del Mulino di Torrechiara alle 21.30. La serata sarà introdotta da Marina Fava, conduttrice di Segnali d'Uscita su Radio Rumore e collaboratrice della Gazzetta di Parma. Dopo una breve intervista inizierà il concerto, in cui sarò affiancato da alcuni ospiti: Enrico Fava, pianista di Maninblù e Anime Salve, che ha collaborato al brano Ultimo valzer per F. D.; Francesco Pelosi, che firma Ode alla giovinezza, in cui duetta con me; e Attilio Poletti, oggi leader degli EUA, col quale mossi i primi passi nella musica ormai dieci anni fa, nel gruppo I Preadamiti.

domenica 2 giugno 2013

RIGOLETTO RECORDS: UN PROGETTO DAL BASSO PER LA CANZONE D'AUTORE

Era l'estate del 2010 quando mi ritrovai attorno a uno stesso tavolo con alcuni cantautori parmigiani. Eravamo reduci da una serata-tributo a Bob Dylan dove ci eravamo esibiti tutti. Reclutati da Alberto Padovani, leader dei Maninblu, nel cortile della biblioteca si erano esibiti Ugo Cattabiani, Francesco Pelosi, Giovanna Dazzi, Emilio Vicari con Sara Chiussi, e lo stesso Alberto con il sempre ottimo Enrico Fava. A cantare con me era salita sul palco l'amica Federica Volta. A presentare la serata era stato Pierangelo Pettenati, anima rock del giornalismo parmigiano.





Dylan, come un buon vino, mette d'accordo tutti: la serata infatti andò benissimo, senza intoppi e con un senso di compartecipazione molto forte. Ci divertimmo e ognuno riconobbe negli altri uno spirito simile al proprio. Nella diversità di stili, l'anelito verso la ricerca di una qualità che andasse oltre il mero intrattenimento era unanime. La chiacchierata attorno al tavolo alimentò la convinzione di essere un insieme speciale di persone, che era meglio che non si perdesse di vista. Fu più o meno così, dopo una serie di battute lanciate a tavola, che l'idea di formare un consorzio di cantautori parmigiani prese piede per davvero. Dal dicembre del 2012 ci siamo costituiti associazione culturale. Oggi Rigoletto Records comprende 11 artisti.





Alcuni di questi 11 artisti si sono ritrovati ieri a Reggio Emilia, presso la libreria Infoshop, a presentare la nostra compilation, che abbiamo dato alle stampe a dicembre. A farci da padrino un ospite d'eccezione, un musicista reggiano da sempre estremamente attento alla musica d'autore, e in generale alla musica di qualità: Gigi Cavalli Cocchi, batterista dal curriculum sconvolgente e persona di una disponibilità squisita. Gigi ha raccontato la musica di qualità dal suo punto di vista privilegiato; ne ha tracciato un quadro poco felice, ma ricco di speranze per il futuro. Speranze che risiedono in realtà come quella di Rigoletto Records, che nel tentativo di costruire dal basso riescono a suscitare l'interesse di un pubblico sempre più vasto, per quanto di nicchia. Ha parlato dei suoi progetti correnti, Mangala Vallis e Lassociazione, e della sua recente collaborazione coi miei amici Me, Pek & Barba (coi quali ho suonato violino, mandolino e chitarra dal 2007 al 2010). Per la scuderia Rigoletto erano presenti, oltre ovviamente al sottoscritto, Ugo Cattabiani, presidente dell'associazione nonché ideatore del progetto; Diego Baruffini, tesoriere del gruppo nonché ottimo chitarrista e songwriter; Francesco Pelosi, artista che non ha bisogno di presentazioni (ma a cui ne dedicherò comunque una a parte, perché ha un ruolo cruciale in Testuggini); e Alessandro Casappa, storico collaboratore di Ugo, songwriter d'ispirazione classica.



Nella foto: Francesco pelosi, il sottoscritto al bouzouki, Ugo Cattabiani e Gigi Cavalli Cocchi.


Abbiamo intrattenuto il pubblico con un paio di pezzi a testa. Siamo stati ascoltati, applauditi, apprezzati. Una cosa che non succede spesso. Di questo dobbiamo essere grati, oltre che al pubblico d'eccezione, al luogo dove si è svolto l'evento: Infoshop è una libreria dove la realtà sembra fermarsi. Un luogo in cui il rumore resta all'esterno, in cui i libri non sono i successi dopati di Feltrinelli e Mondadori, ma parlano ancora di attualità, di filosofia, di pensiero, al di là del mero intrattenimento cui il libro è relegato oggi. La libreria propone anche una vasta scelta di CD, che spaziano dalla canzone d'autore più recente alla gloriosa epopea civile dei Dischi del Sole e altre opere di stampo popolare. Inutile dire che io e Francesco Pelosi ci abbiamo sguazzato dentro alla grande (chi non sapesse perché, pazienti qualche giorno, parlerò di ciò che io e Francesco abbiamo combinato in passato).
La serata si è conclusa con una pizzata. Gigi è stato dei nostri (anzi, a onor del vero aveva prenotato lui) e abbiamo chiacchierato per tutto il tempo dei nostri amici in comune, dei nuovi progetti in corso, delle mille iniziative e idee che Gigi ha per la testa e per le mani. L'intesa è forte e ho la sensazione che tra Rigoletto e Gigi le cose non finiranno qui.
Alla pizzata eravamo talmente in chiacchiera che nessuno ha pensato a scattare una foto. Abbiamo astutamente recuperato la manchevolezza in tutta fretta nel parcheggio buio della pizzeria, e questo è il risultato.


Da sinistra, Alle Casappa, Ugo Cattabiani, Gigi Cavalli Cocchi, e il sottoscritto.



ULTIM'ORA: andando completamente fuori tema rispetto al post, ma in tema con Testuggini, do la notizia che dalla metà della prossima settimana i primi preascolti saranno disponibili su soundcloud e youtube. Ne darò la comunicazione ufficiale sul blog, su facebook e su twitter.

A presto con nuove avventure!