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lunedì 29 luglio 2013

Summertour, esordio sudato ed entusiasta

È stato un inizio entusiasmante quello del nostro summertour. Dopo l'anteprima di busking milanese, giovedì 25 ha avuto inizio il tour vero e proprio. È partito da Padova, dagli studi di bluradioveneto, dove giovedì sera Flavio Bilato e Maurizio Calzavara mi hanno intervistato in diretta. In attesa che arrivi il podcast, vi dirò che a Bluradioveneto si respira proprio una buona aria. Me n'ero già accorto dopo i contatti avuti col direttore artistico Alberto Prisco e coi due conduttori. Le tante ore di auto al caldo per arrivare da Milano non mi sono pesate affatto: il discorso è filato liscio per un'ora e mezza, tra gli interventi dei miei ospiti, qualche battuta e tante canzoni. Abbiamo avuto anche l'occasione di parlare del grande Jacques Brel, che Flavio e Maurizio conoscono bene. Un lapsus mi ha fatto dire che Brel è sepolto a pochi metri da Monet; in realtà è sepolto a pochi metri da Gauguin... al liceo il mio prof di arte si dava sempre malato. L'errore non è sfuggito ad Alice che mi ha mandato un messaggio all'istante per avvisarmi. Purtroppo il cell era in carica in un altro studiolo...

flavio bilato maurizio calzavara testuggini bluradioveneto
Flavio Bilato e Maurizio Calzavara


Il ritorno è stato lungo ma senza intoppi. Anziché a Milano, sono andato a Parma. L'indomani mi attendeva una giornata infuocata. Anche come temperatura. Al cinema Edison ho presentato il mio Testuggini nella galleria delle colonne; prima di me inaugurava la sua mostra Carlo Alberto Rastelli, un artista da tenere d'occhio. Sarà che, come certi stupidi uccelli, sono attratto dalle cose colorate, ma ho trovato le sue opere molto d'impatto, sospese tra un pop ostentato e una capacità tecnica notevole.
Il concerto è iniziato all'ora dell'aperitivo, senza spargimenti di sangue o di detersivo, ma con un immenso spargimento di sudore. La galleria delle colonne ha raggiunto una temperatura di circa sessanta gradi; la temperatura e l'umidità padana in quella stanza mi hanno ricordato di quando giravo per bagni turchi nella vana speranza di liberarmi dalla sinusite... comunque sono stato onorato della presenza di alcuni spettatori entusiasti che hanno resistito a oltranza nonostante il caldo infernale e l'orrenda visione di un barbuto capelluto che grondava sudore sui suoi preziosi strumenti artigianali. Si vede che le canzoni piacevano proprio! Grazie, ragazzi e ragazze.

rocco rosignoli testuggini palco cinema edison
Il palco dell'Edison pronto ad accogliermi



Ho accorciato notevolmente la scaletta, perché costringere i presenti nell'ambiente subtropicale era spietato. Finita la presentazione all'Edison, ho salutato tutti quanti e, più sudato che mai, mi sono diretto verso Torrechiara. Al Mulino, laddove ho presentato Testuggini, mi aspettava Gianquinto Vicari per una data estemporanea, fuori dal Testuggini Summertour. Nella prima parte della serata ho presentato le mie canzoni, finalmente nella cornice del Parco della Vigna che il maltempo ci aveva impedito di sfruttare a giugno. Poi, quando i clienti hanno dato a Quinto un attimo di respiro, lui mi ha raggiunto sul palco, dove ha imbracciato la chitarra per cantare le canzoni di De André, che entrambi amiamo tanto. La band di Quinto, le Anime Salve, è da anni una delle più apprezzate cover band del cantautore genovese. E mentre lui cantava, io l'ho assistito come polistrumentista. Ho alternato chitarra, bouzouki, mandolino, concertina.

rocco rosignoli gianquinto vicari testuggini bouzouki de andre creuza de ma


Alla fine abbiamo esulato e ci siamo lanciati in una Wish you were here suonata al mandolino, che a Roger Waters (che mi aveva dato il cambio ed era a Padova a far The Wall) gli saran fischiate le orecchie; ma in fondo dopo 50 anni di rock, se non ti fischiano le orecchie non hai fatto bene il tuo lavoro...

Il prossimo appuntamento è per questo giovedì, il primo agosto: una serata in Biblioteca Civica con la Rigoletto Records. Presenterò Testuggini, e il mio amico Attilio Poletti presenterà Tanto valeva viver come bruti, il nuovo cd dei suoi Eua.

giovedì 25 luglio 2013

In partenza per il summertour: oggi a Padova, domani a Parma

Ed eccoci infine pronti alla partenza: stasera dalle 21 sarò in diretta da BluRadioVeneto, dove Alberto Prisco mi ha invitato per presentare Testuggini. Il programma BluTIme Live sarà condotto da Flavio Bilato e Maurizio Calzavara. Ho già sentito entrambi per telefono e sono persone simpatiche e precise; sono certo che sarà una bella esperienza! Il programma chiuderà alle 22.25, con cinque minuti di anticipo rispetto ai tempi standard, perché dalle 22.30 Jorge Bergoglio parlerà in diretta dal Brasile, e la radio trasmetterà il suo discorso. In tutta la mia vita, non avrei mai pensato di fare da gruppo spalla al Papa!
Anziché tornare a Milano, in nottata farò rotta verso Parma: domani avrò una giornata intensa nella mia città, con ben due concerti. Alle 19 presenterò Testuggini nella Galleria delle Colonne del cinema Edison. Questo storico luogo di aggregazione culturale ultimamente si sta rimboccando le maniche, dando all'arte cittadina la possibilità di esprimersi nei suoi spazi. E così alle 19 accompagnerò l'aperitivo presentando una selezione dei miei brani. Siccome il film che segue (Un'estate da giganti) racconta del passaggio dall'adolescenza all'età adulta, cucirò le canzoni lungo il filo conduttore di questo passaggio; che, per inciso, probabilmente non ho ancora compiuto!


La Galleria delle Colonne già allestita per Testuggini


La mia serata non finirà lì: terminato il concerto, dovrò raccattare rapidamente armi e bagagli e partire alla volta di Torrechiara. Infatti al Mulino, lo stesso posto che ha tenuto a battesimo Testuggini, mi aspetta Quinto, l'oste-cantante, per condurre insieme una serata dedicata a Fabrizio De André. Canterò sicuramente qualche brano da Testuggini, ma il piatto forte della serata sarà la coppia inedita Vicari-Rosignoli, che mi vede nel ruolo di polistrumentista. Avrò infatti con me chitarra, mandolino, bouzouki e concertina, tutto quel che serve per dare ai pezzi di De André quella moltitudine di colori che li contraddistingue.

rocco rosignoli polistrumentista chitarra bouzouki mandolino concertina
I ferri del mestiere



Avevo dato annuncio che nel pomeriggio di oggi mi sarei dato al busking a Padova; non lo farò. Il regolamento comunale di Padova è molto permissivo riguardo alla musica di strada, ma non consente l'uso di amplificazione portatile. Che per voce+chitarra all'aperto è necessaria. Non potendo amplificare nemmeno di un cicinino la mia voce, rischierei di arrivare in radio afono, che non è bello; soprattutto quando a farmi sfigurare seguirà subito il buon Papa Francesco con la sua voce suadente e l'accento latino che piace tanto. Dunque ho deciso di rinunciare al busking padovano; in compenso mi sono dato a quello milanese: martedì pomeriggio, dopo aver prenotato la mia postazione tramite il servizio Strad@perta, dalle 17 alle 20 ho suonato per i passanti davanti al Castello Sforzesco, con l'aiuto di un piccolo ampli a batteria, con cui riesco a dare il giusto sostegno a voce e chitarra! L'ampli è stato un affarone, pagato 17 euro al Mercatino di Baggio. Resa perfetta, durata della batteria di più di due ore... l'acquisto del secolo! Be', insomma, ricomponiamoci; un buon acquisto, dai.

busking milano rocco rosignoli busker cantautore


Non vedo l'ora di rifarlo, magari anche in altre città che non ho ancora visitato...
Avrete presto notizie dei miei movimenti. Vi mando un saluto, e stasera seguite Testuggini su BluRadioveneto!

lunedì 22 luglio 2013

Le recensioni gusciose: Lucidarium, quando la musica antica non invecchia

Che io studi ebraico non è un mistero. Per quanto sia un ateo convinto, attraverso questa lingua ho subito una fascinazione estrema per tutta la cultura che permea l'ebraismo. Una fascinazione intellettuale e non religiosa, per quanto le due cose per il pensiero ebraico non siano così facili da separare. Tra il 2007 e il 2008 ho lavorato come guida al Museo Fausto Levi di Soragna, un posto che amo da impazzire. È stato il lavoro più bello che abbia mai svolto, a parte quello di musicista. E mentre lavoravo lì, mi imbattei in un cd interessantissimo: La Istoria de Purim, dell'Ensemble Lucidarium. Un cd di musica rinascimentale del 2005. Una documentazione, il più possibile fedele, dei canti rituali che accompagnavano la celebrazione popolare di Purim.


Purim è una festa speciale. Si dice che sia il carnevale ebraico, ma associare una festività ebraica a una cristiana non ha molto senso; diciamo che, come il carnevale, è una festa molto amata dai bambini. Ma ciò che celebra è completamente diverso: Purim commemora il salvataggio del popolo ebraico operato da Ester, moglie ebrea del re persiano Achashveròsh, generalmente chiamato Assuero nelle traduzioni. Il consigliere Ammàn voleva lo sterminio degli ebrei ma, grazie all'intervento di Ester, il popolo fu salvato e il malvagio Ammàn ebbe la giusta punizione. In occasione di Purim vengono preparati dei dolcetti squisiti, triangolini di frolla con la marmellata dentro. Prendono il rivoltante nome di “orecchie di Ammàn”, orecchie che vengono amputate al malvagio alla fine della storia. Blè.


La prima pagina del Rotolo di Ester

L'Ensemble Lucidarium riunisce esecutori eccezionali. Spiccano la cantante solista Gloria Moretti, spesso affiancata dalla voce di Viva Biancaluna Biffi, viellista del gruppo; il cantattore e musicista Enrico Fink, che Moni Ovadia ha indicato come suo erede; e Francis Biggi, già membro dei pionieristici Aliamusica e consulente per quel Creuza de ma che tante eredità ha lasciato alla canzone italiana (e al sottoscritto), che in questo disco sfodera viola da mano, viola da penna, cetra e colascione.


Il brano che mi risuona in testa ogni volta che non prendo sonno

La Istoria de Purim è senza dubbio uno dei dischi che ho consumato di più nella mia storia di ascoltatore. E non sono un cultore di musica antica – un ascoltatore senz'altro, ma ascolto veramente di tutto. Al di là dell'aspetto filologico, che altri sapranno valutare ben meglio di me, due sono gli aspetti di questo disco che apprezzo di più: in primis l'esecuzione impeccabile dei musicisti, puliti, precisi, senza sbavature. Spesso nei dischi registrati in presa diretta qualche piccolo errore esiste, e lo si perdona; ma i Lucidarium non perdono mai un colpo, e ciò non va minimamente a danno dell'aspetto emotivo dell'opera. Che è ciò che mi colpisce in secundis: ascolto musica antica da diversi anni, ma nessun disco mi ha emozionato quanto questo. La Istoria de Purim è un'avventura che lascia senza fiato, dalla preghiera iniziale, attraverso le voci intrecciate che cantano Tu dormi, io veglio, alla celebrazione del ciclo stagionale di Fuggi fuggi fuggi, fino al gran finale di Khad Gadya, filastrocca tradizionale di Purim, che Angelo Branduardi musicò e incise trasformandola in uno dei successi più longevi di tutta la discografia italiana, Alla fiera dell'Est. Ma questa è un'altra storia...

Le recensioni gusciose vi danno appuntamento a presto. In questi giorni vi terrò aggiornati sulle novità che si muovono nei postriboli del postrock...

giovedì 18 luglio 2013

Testuggini Summertour!

Ho appena avuto la conferma delle ultime date del Summertour di Testuggini! Partirò dal veneto, con un po' di busking e un'intervista in radio, per poi tornare verso l'Emilia! Posto il testo del comunicato stampa che invierò ormai domattina, che le redazioni a quest'ora son vuote.



Testuggini Summertour
Il tour estivo di Rocco Rosignoli tra strade, radio e terre amiche

Partirà dal Veneto per concludersi su terre amiche il tour estivo di Testuggini, ultima fatica del cantautore Rocco Rosignoli. Giovedì 25 luglio sarà in diretta, fra le 21 e le 22.30, sulle frequenze di BluRadioVeneto (PD). Nel pomeriggio, se il tempo lo permette, Rocco suonerà lungo le strade del centro di Padova, in una location ancora da definire. Ma il 26 luglio, venerdì, sarà già in terra emiliana, e presenterà il cd al cinema Edison di Parma, in orario aperitivo. Giovedì 1 agosto, poi, condividerà il palco della Biblioteca Civica di Parma con gli amici Eua, nella rassegna La Civica Arcadia, targata Rigoletto Records. Ancora a un amico farà da spalla il 6 agosto, sempre a Parma, in Piazzale della Pace. Rocco aprirà il concerto di Diego Baruffini, e canterà un paio di pezzi accompagnato da Diego e la sua band. Il 23 agosto Rosignoli ribadirà il suo legame con l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, esibendosi a Sala Baganza (PR) in occasione della festa ANPI Pedemontana. Il tour si concluderà venerdì 6 settembre all'osteria Oltrevino, in borgo Cocconi, a Parma. L'ultima data del tour coincide con il compleanno di Rocco, che invita tutti a brindare con lui, al suo concerto e al suo Testuggini.



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lunedì 15 luglio 2013

I maestri, capitolo 5: Paul Simon

Molte passioni ti travolgono nell'adolescenza, senza darti preavviso. E senza che tu le comprenda appieno: quando scoprii Simon & Garfunkel, non capivo cosa rendesse Garfunkel tanto importante da figurare allo stesso livello di Paul Simon. Le canzoni le scriveva Simon, e per me la canzone all'epoca era tutto, credevo che un buon songwriting facesse a meno di qualsiasi orpello. Mi sbagliavo e oggi lo so. Il lavoro di armonizzazione delle voci e le capacità di interprete di Art Garfunkel sono uno degli ingredienti che hanno reso Simon & Garfunkel una pietra miliare della musica d'autore. E in più sentite come canta bene Garfunkel da solo.



April come she will è stata una canzone che mi ha folgorato, al pari di poche altre. La prima volta che sentii questo pezzo fu nel film Il laureato; lo registrai, una notte, solo perché sapevo che conteneva canzoni del duo, che conoscevo ancora così poco... da allora avrò visto quel film un centinaio di volte. Lo reputo il film perfetto (dite quel che volete che non cambio idea nemmeno di fronte all'evidenza) e penso che potrei mettermi qui e scrivere tutto il film, scena per scena, dall'inizio alla fine. Come fece Tanguy Viel nel romanzo Cinema. Noiosissimo. Quindi eviterò. Ma sappiate che sono a quei livelli. Sappiatelo.
Poi tutti conosciamo la storia: i due ragazzi han litigato, e ognuno per la sua strada. Simon è rimasto un big perché ha fatto gli album etnici e Garfunkel ha girato il mondo a piedi e infatti è rimasto magrissimo. Però ogni tanto cantano ancora insieme, e tutti e due sostengono che sia perché ci provano gusto. Io personalmente apprezzo molto la produzione solista di Paul Simon; che a me pare che di etnico abbia ben poco, a parte qualche percussione, qualche suggestione. Il songwriting rimane quello, americanissimo, di Paul Simon. Che ha una cosa molto bella: se sei uno schitarratore da spiaggia e ti piace Paul Simon, ti costringe a fare un salto di qualità; perché Simon maneggia la musica non come un letterato che brandisce una chitarra, ma come un musicista fatto e finito. E ha sempre scritto anche dei gran bei testi. Mannaggia a lui. Ma adesso ascoltiamoci questo capolavoro.



Due anni fa (quasi precisi) Paul Simon è venuto a Milano all'Arena Civica che pioveva di brutto. Quando è venuto sul palco ha fatto tornare il sole (erano le nove di sera, ma era metà luglio). Era in tour col disco nuovo. Avrà suonato diciotto chitarre diverse, e poi a un certo punto è venuto fuori con un cappellino di quelli che compri in autogrill a nove euro e novanta, e pareva molto felice del suo cappellino. Anche tutto il pubblico era molto, molto felice, però del suo concerto. Del cappellino boh, era medio. Alla fine è rimasto sul palco da solo e ha fatto The sound of silence voce e chitarra. Il pubblico è saltato tutto in piedi ad ascoltarlo e applaudirlo. Tranne nonno Simpson e i suoi coinquilini del retirement castle che in dieci contro mille urlavano "Seduti!" rovinando l'esibizione di Paul. Come testimonia questo filmato realizzato dal sottoscritto in quell'occasione.


Nel filmato Paul Simon è lontano e lo si vede molto piccolo. Ma lui effettivamente è molto piccolo, tanto che Dylan, che stupisce tutti per la sua bassezza (di statura) sembra uno spilungone al fianco suo.




Una volta a Camden Town trovai un bootleg di un minitour di Dylan & Simon, che avevano fatto insieme nel 1999. Avevo diciassette anni e non capivo un sacco di cose, per esempio che quel disco dovevo prenderlo. Non lo presi (perché a Camden tutto costa un cifro) e ne soffrii a lungo. Ma due-tre anni dopo era già l'epoca di Audiogalaxy, e lo scaricai tutto da lì (o da WinMX, chi si ricorda più). Un capolavoro. Due giganti (?!?) fianco a fianco, che si accrescono a vicenda. E intanto Garfunkel rosicava, che lui i duetti nel '99 se li faceva con Baglioni.

baglioni garfunkel
Non è un fotomontaggio: la prova

Che con tutto il rispetto per Baglioni*, duettare con lui o essere co-protagonista con Bob Dylan son due cose diverse. Quindi alla fin fine torno dell'idea che avevo a 15 anni: a che ti serve Art Garfunkel se hai la fortuna di essere Paul Simon? Ti si piglia mezza paga e ti fa pure sembrar più basso!
Ovviamente scherzo. Garfunkel è un ottimo cantante, che purtroppo dopo il divorzio da Paul non ha trovato autori all'altezza dell'ex collega, che valorizzassero le sue doti e il suo percorso. Ed è anche stato autore di un brano-simbolo del duo, quel Bridge over troubled water che oggi Simon esegue anche da solo.
Ma mi sono dilungato più del solito. Quindi chiudo il post e vi mando un saluto. A presto con nuovi maestri! Ce n'è ancora, ce n'è eccome...





*Che fa dichiaratemente del pop; ma almeno lo fa bene, cazzo! A suonare se la cava, sa cantare e sa far spettacolo.

giovedì 11 luglio 2013

L'artista che non c'era, i Merovingi e i colpi di calore

Cari amici di Testuggini, eccomi di nuovo online dopo un paio di giorni di latitanza, di cui vi racconterò brevemente in chiusura! In questi giorni mi sono successe diverse cose interessanti. Lunedì sono stato al CPM di Milano: Francesco Paracchini, direttore de L'isola che non c'era, mi ha invitato ad assistere alla finale del concorso L'artista che non c'era. Già andare al CPM era emozionante di per sé, per un suonatore di provincia come me. Essere stato invitato da Francesco ha raddoppiato l'emozione, e sapere che in giuria c'era anche Giorgio Cordini, uno dei miei musicisti di riferimento e probabilmente il mio bouzoukista preferito, la triplicava.
A inizio serata ho incrociato uno sguardo curioso che mi scrutava con malignità dalla porta del bagno: era l'amico cantautore Icio Caravita. Non mi guardava con malignità, era solamente uno sguardo stupito: io e Icio ci siamo conosciuti nel 2008 a Musica Contro Corrente, e da allora siamo sempre rimasti in contatto; ma non ci vediamo mai, anche se ora viviamo nella stessa città!
La serata è stata molto bella, il livello degli artisti in gara era alto. Il concorso era diviso in due sezioni, italiana e internazionale. La sezione internazionale era dedicata ad artisti italiani che cantano in inglese. Gli artisti che mi hanno colpito di più sono stati due, entrambi della sezione italiana: Marrone Quando Fugge, al secolo Massimo Lepre, accattivante rastone naturalista, che fa ridere quando presenta i pezzi e fa commuovere quando li canta; e Rebi Rivale, cantautrice friulana in prima linea per i diritti delle donne. Quando Rebi Rivale è arrivata sul palco, da come ha preso in mano il microfono ho capito che aveva in mano il pubblico intero. Rebi parla e canta con una voce dal timbro basso e profondo, che sa sfruttare al massimo. Dei due brani che ha eseguito, Se sarà femmina è quello che mi ha colpito di più. La tematica, delicatissima, è quella dei diritti negati alle donne; un argomento delicato, che Rebi Rivale affronta scegliendo bene la sua parte, e portandoci con facilità a sposare il suo punto di vista. Un pezzo della canzone si può ascoltare sul sito dell'artista. Su youtube c'è una versione dal vivo, che non posto perché è di qualità un po' bassa e secondo me non rende giustizia allo spessore di interprete di Rebi Rivale. Invece posto questo video, che è di un brano che non c'entra niente, ma è molto bello e dà bene l'idea di cosa sa fare la Rivale sul palco.



Aggiornamento del 1 settembre 2013:
Rebi Rivale mi ha scritto su facebook
segnalandomi la messa online di questo video
del brano
Se sarà femmina. Gustatevelo.


Il giorno dopo ero già a Parma, dove il mio amico Francesco Pelosi presentava il suo nuovo progetto, Merovingi, che vanta la collaborazione del grande Enrico Fava. Miscela le idee da songwriter del Pelosi con un'elettronica ben dosata e le esecuzioni di musicisti di livello: Gabriele Fava al sax e Salvatore Siracusa alla chitarra elettrica. Il progetto è ancora un work in progress, ma sul palco rende già molto. Tanto che Pelosi durante il concerto si è trasfigurato come Gesù sul monte Tabor, come si evince dalla foto.

Pelosi si trasfigura
"Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce". Mt, 17, 2



In chiusura, vi rivelo che la latitanza degli ultimi giorni è dovuta a una mia piccola "scappatella artistica"*. Nel parmense cercavano barbuti capelluti per fare le comparse in una fiction, e son stato preso - insieme a un buon 70% dei metallari di Parma e Piacenza. Martedì ci hanno insegnato a marciare; ieri era il giorno di riprese e ci hanno fatto marciare in costume sotto il sole per tredici ore. Avevamo calzamaglia, anfibi, palandrana, livrea e corazza. E in testa l'elmo e in mano le armi. Al mattino son svenuti in due, al pomeriggio si è rinfrescata l'aria e ne è svenuto uno solo.
A presto con nuove emozionanti avventure transmediali!


*Marchetta.

sabato 6 luglio 2013

Le recensioni gusciose: Tarocchi ed etnofolk

Ci sono delle volte che leggo delle recensioni e dico "ma va' là, la scrivevo meglio io". Con questo post sul blog di Testuggini voglio iniziare a farlo sul serio. Così chi mi legge potrà dire "ma va' là, la scrivevo meglio io". E per dargli ragione, partirò pigliandola larga come mio solito.
A quindici anni mi misi a leggere i tarocchi. Non so se ci credessi davvero, o se semplicemente fu un modo per acquistare interesse agli occhi dei compagni. Propenderei per la seconda ipotesi: e funzionò. Tutti mi dicevano che “ci beccavo”, in realtà sapevo cogliere segnali, interpretare reazioni, andare a parare dove mi portavano i “consultanti” stessi. Non vi illudete: fan tutti così. Io però lo facevo a macca (ossia gratis). Come curiosità, aggiungerò che leggevo su un mazzo anomalo: regalatomi da mia madre (secondo la tradizione, i tarocchi divinatori devono essere regalati), il mazzo (edito da Heraclio Fournier e disegnato da Luis Pena Longa) presenta tra gli arcani maggiori diverse carte anomale rispetto alle tradizionali del tarocco marsigliese, il più diffuso.

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Le carte dalle differenze più vistose,
alcune nel nome, altre nell'iconografia,
altre in entrambe.



Spesi molto tempo e molto impegno nel leggere alcuni libri sui tarocchi. Di tutto questo “studio”, che per la persona che sono oggi potrebbe anche sembrare uno spreco di tempo, mi resta una grande acquisizione: la conoscenza di un universo allegorico e magico racchiuso nei ventidue arcani maggiori; che non reputo certo uno strumento per prevedere il futuro (non si può), né un mazzo di carte da gioco (non ci so giocare), bensì uno strumento meraviglioso che l'uomo ha usato per descrivere se stesso e il suo mondo.

All'universo dei Tarocchi si è ispirato Elias Nardi per un disco uscito alla fine del 2012. Elias Nardi suona l'oud, il liuto arabo. Ho conosciuto questo musicista grazie alla rete. Io stesso ho un oud e lo strimpello, anche nei miei dischi, e dunque ascolto come lo usano gli altri: quando ho sentito come lo usa Nardi mi è venuta voglia di buttare l'oud e tornare alla mia chitarrina, eventualmente al bouzouki. E invece, ho pensato bene di scrivergli e di farmi dare qualche consiglio. Che mi ha elargito senza risparmiarsi.

Il suo The Tarot Album è stato ispirato da una visita al Giardino dei Tarocchi di Capalbio (GR), un posto che vedi due foto e dici "devo andarci". Il disco è pubblicato a nome dell'Elias Nardi Quartet. Il protagonista rimane l'oud di Nardi, ma il basso di Carlo La Manna (che è anche coautore della maggior parte dei brani), le tastiere di Roberto Segato e le percussioni di Zachary J. Baker sono tutt'altro che voci di contorno: veri e propri comprimari, disegnano con perizia l'ambiente entro il quale le corde di Nardi svolgono il proprio discorso. Il livello dei musicisti è altissimo. I giochi di botta e risposta tra gli esecutori sono entusiasmanti, strizzano l'occhio a chi li sa cogliere e ammaliano chi si lascia prendere dalla semplice atmosfera. Perché questo è l'ingrediente principale del disco: le atmosfere, in bilico tra strumenti senza tempo e sonorità futuristiche. E in questo l'opera sembra ricordare le stesse carte da cui trae ispirazione: nate in epoca prerinascimentale, sembrano dipingere un mondo più antico e contemporaneamente modernissimo, tanto che ancora oggi affascinano anche uno scettico patentato come me.


Il Mondo è il ventiduesimo arcano;
io l'ho sempre visto come un feto nel ventre, e questa
è l'immagine che mi suggerisce anche questo brano


Se nel 2013 si può ancora parlare di sperimentalismo in musica, io credo che sia in casi come questo: quando mescolando elementi distanti nello spazio e nel tempo, grazie alla bravura, al gusto e all'intelligenza dei musicisti si ottiene un lavoro dotato di personalità e degno di interesse.
In un mercato discografico come quello italiano, così avaro di idee e di talenti, The Tarot Album è una perla da non farsi scappare. Ed Elias Nardi un artista da marcare stretto.

mercoledì 3 luglio 2013

I maestri, capitolo 4: Jacques Brel

Questo Maestro ha un'importanza particolare per Testuggini. Buona parte del CD risente della sua influenza, a partire dalla canzone che apre il CD: Tamperdù. Il tempo perduto che cito nel titolo non è infatti proustiano, ma “brelliano”: è “le temps perdu a savoir comment” che il belga canta in Ne me quitte pas, il primo brano di Brel a cui mi accostai.

Mi sarebbe piaciuto a questo punto mettere il video di Brel che canta Ne me quitte pas, ma purtroppo youtube non consente di incorporare i video del Grand Jacques per rivendicazioni di copyright. Che è giusto e tutto quel che vuoi, ma si risolve solo che ci incollo un link in più, voi il video lo vedete lo stesso e il mio blog è meno bellino da vedere. E allora ci metto un'immagine, va'.

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Il pezzo mi riporta alla memoria una ragazza, una sconfitta in amore, tante sigarette fumate con rabbia. Per quello straordinario potere che le canzoni hanno, di fissarsi nel tempo e ripetersi, riportando a galla il tempo perduto come una madeleine intangibile.
Il mio primo incontro con Brel avvenne al liceo, ai tempi di Napster. Su Napster però trovai pochi brani, e solo alcuni anni dopo, attorno al 2005, riuscii a procurarmi la discografia completa del Grand Jacques tramite eMule.


Momento nostaglia: i bei tempi
in cui tra avviare il PC, connetterti a internet
e avviare il programma ti era già partito
il pomeriggio (e avevi fatto solo latino)

De André asseriva che Jacques Brel non si potesse solo sentire, che bisognasse anche vederlo: io non sono mai stato d'accordo. Certo, la sua gestualità, la sua presenza scenica, era un valore aggiunto non indifferente. Ma i suoi dischi sono altrettanto eccezionali: i suoi arrangiamenti sono invecchiati, senza dubbio, ma non il suo songwriting; né la sua capacità di coinvolgere anche con la sola voce, di modificare il senso di una parola con una lieve intonazione, con un'incespicatura imprevista. Brel è un interprete che dà la pelle d'oca a ogni ascolto. Parlo per me, ma non solo, credo.

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Brel ai tempi del debutto
sfoggia un paio di baffetti alla Gable



A marzo di quest'anno ho tenuto una lezione-concerto dedicata a Jacques Brel. Si tratta di una delle tante attività organizzate dalla Rigoletto Records, l'associazione di cantautori e musicisti di cui faccio parte. Mi è già capitato di parlarvene, in occasione della presentazione della nostra compilation e della festa della musica. Un'altra delle belle iniziative che abbiamo avviato è stata quella delle lezioni-concerto in biblioteca, promosse in particolare da Alberto Padovani. Sono stato fiero di presentare, a quella lezione, la mia personale traduzione di Le plat pays, che ho intitolato Questa terra, e che è stata inserita nella scaletta di Testuggini ai tempi supplementari.



Nel cd ho voluto rispettare le idee di arrangiamento che c'erano alla base del brano di Brel. Il pezzo era completamente basato su voce e chitarra (è l'unico brano di Brel che lui ha continuato ad accompagnare con la chitarra per tutta la sua carriera), con qualche linea melodica di Ondes martenot (ho cercato di ricalcarle il più fedelmente possibile) e l'ingresso del pieno d'orchestra, come da manuale, sull'ultima strofa.
Brel è stato tra i principali ispiratori della prima cosiddetta "scuola genovese" di cantautori: Tenco, Bindi, Lauzi, Paoli. Autori che hanno gettato le basi di una letteratura della canzone nel cui solco cerco di pormi; lo stesso Guccini racconta che:

Prima di Dylan, la tendenza di tutti [...] era di guardare alla Francia. [...] le atmosfere non potevano non essere che (sic) un po' decadenti ed esistenziali.

Dunque, riallacciarmi al Grand Jacques era un passo inevitabile. Per la nostra Storia, in quanto cantautori; e per la mia storia di piccolo cantautore di provincia, ammaliato da una personalità artistica tanto forte.
Brel abbandonò le scene musicali nel 1966, per seguire altre vie: prima il cinema, poi il viaggio, lo chiamarono a sé. Non fece mai una vera e propria rentrée, ma nel 1977, sapendo di non avere molto da vivere, pubblicò un ultimo disco. Una sorta di testamento spirituale, che veniva aperto da un brano per sole voce e fisarmonica. Il brano è il primo dal sapore smaccatamente politico di Jacques Brél, ed è dedicato a Jean Jaurés, padre fondatore del socialismo francese. È uno dei brani di Brel che amo di più; e visto che Youtube non permette di linkare i video di Brel, ne linko un altro mio, che canto questo pezzo.



L'appuntamento è per il prossimo post, con alcune date nuove da comunicarvi. L'estate non arresta le Testuggini!